FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

martedì 20 aprile 2010

La sottile linea tra la vita e la morte

Il mio percorso abituale di allenamento mi porta spesso a costeggiare un canale che, pochi chilometri dopo, confluisce nella Dora Baltea.
La mattina del 9 aprile sentii dapprima delle sirene in lontananza, ma non diedi loro particolarmente peso. In seguito, trottando di fianco alla centrale idroelettrica, scorsi alcune auto dei carabinieri e varie persone, che identificai come reporter locali. Realizzai che, molto probabilmente, si fosse verificato un qualche tipo di incidente di lavoro, oppure un suicidio.
Ed infatti una donna, poche ore prima, si era buttata nel canale. Suicidio omicidio, perché aveva trascinato con sé anche il figlio di otto anni, condannandolo al suo stesso destino, oltre al loro cagnolino (l’unico che si salverà)
Ebbene, non potei non percepire la durezza del contrasto: mentre quella grigia mattina rendevo omaggio all’esistenza con quella specie di rito pagano che è la corsa, una donna di appena 35 anni, poco prima, aveva percorso la mia stessa strada per porre fine alla sua vita ed a quella di suo figlio.
Tralascio giudizi di ordine morale sui motivi per cui la donna ritenesse che il suo esistere fosse diventato un fardello così gravoso da sopportare.
Volevo solo osservare che a volte il velo tra vita e morte è davvero sottile.




domenica 18 aprile 2010

The turn of a friendly card (TUTTADRITTA 2010)



E’ di nuovo TUTTADRITTA. La mia terza. E per la terza volta si partirà sotto un cielo plumbeo, ai limiti della pioggia. Poco importa, in fondo: i colori sono tutti sotto.Temperatura accettabile, ideale per non sudare troppo. Il clima è festoso, come sempre.
Marco e Davide, i figli della mia ragazza Lia, litigano ad ogni minima occasione e se non c’è l’occasione se ne inventano una, appunto per continuare a litigare, dimostrandosi interessati al podismo quanto ad un falegname possa interessare, per il proprio lavoro, la “Critica della ragion pura” di Kant.  Peccato che non riesca a farli appassionare allo sport, di qualsiasi genere esso sia. Lia non ama il podismo, ma mi segue ovunque in ogni avventura podistica, per amore. Mia madre preferisce il ciclismo (se Davide Cassani si sentisse male durante una telecronaca e lei fosse nei paraggi in quel momento, sarebbe in grado di sostituirlo) ma sta pian piano apprezzando anche questa disciplina. Ed ha la grande facoltà di poter distinguere a colpo d’occhio, nelle fasi di riscaldamento di ogni gara, gli atleti che poi si piazzeranno davanti: -L’avevo detto che quel tizio sarebbe arrivato tra i primi!-
Accompagnato dunque dal clan mi reco in Piazza San Carlo. Sono abbastanza fiducioso. Rivedo con piacere un mio ex collega, che mi farà compagnìa fino allo sparo dello starter. Poi, si parte. Il primo chilometro è il previsto balletto di accelerate e rallentamenti, poi si inizia a fare sul serio. Scruto il fedele Garmin ogni 100 metri circa ed i primi 2 chilometri me li segna a 4.36. Comincio a temere di non riuscire a recuperare il “tappo” iniziale. Allora, forzo l’andatura. Non avevo mai osato tanto così presto, paventando crisi da cui non mi sarei più risollevato, ma il motore sembra tenere. Così accelero ancora. E poi un tantinello ancora. Finisco in progressione con un real time di 0:43:55
Passo medio 4'23" min/Km. Meglio di così non avevo mai fatto prima. I maledetti 4 non hanno tremato, ma cominciano ad intravedere un puntino all’orizzonte.
P.s. Chiudo dicendo che stoppre e Guido vanno troppo veloce: fermateli!

sabato 17 aprile 2010

TUTTADRITTIAMO?


Slayer? Mmm...no...ci vuole qualcosa di  più incisivo, ma meno sulfureo.
Iron Maiden? No, hanno fatto il loro tempo, e poi 'ste cavalcate metalliche trite e ritrite...
Rammstein? Mah...il cantato in tedesco smorza un pò, alla fine.
Testament? No che poi i bpm salgono troppo e mi devo fermare per recuperare.
Ecco: come colonna sonora della mia personale Tuttadritta di domani scelgo questa "Jozin z Bazin"
E che Dio m'assista.

martedì 13 aprile 2010

Running with tears in my eyes.


                           La mente può conseguire qualsiasi cosa sia in grado di concepire
                                                                                  W. Clement Stone (1902-2002)

Tosto, il mio nuovo allenamento.

Per la prima volta mi trovo ad affrontare delle uscite podistiche non soltanto in relazione a distanze da percorrere o durata dell’uscita, ma anche di ritmo. Ed oggi, mentre stavo appunto ben attento a rispettare i ritmi imposti dal mio nuovo allenamento, riflettevo su quanto possa essere importante CREDERE nell’allenamento. Ma soprattutto CREDERE di poter migliorarsi. Senza questa convinzione che senso avrebbe seguire alla lettera i dettami di una tabella, pur la migliore che possa esistere?
Deve essere un credere non solo di testa, ma di pancia. Non quindi una semplice elucubrazione mentale, ma un sentimento. Sentirsi come se si avesse GIA’ raggiunto il risultato sperato. In pratica, immaginare con tale vivida chiarezza da coinvolgere delle emozioni. Si potrebbe parlare di visualizzazione “creativa”.

Alcuni giorni fa, mentre mi trovavo a metà di un lungo, ho alzato per gioco le braccia al cielo, immaginando di varcare, solo al comando, una immaginaria linea di un traguardo e…mi sono commosso! Questo gesto, così semplice, ha scatenato in me una ridda di sentimenti: senso di liberazione, orgoglio, gratitudine. Ho versato anche qualche lacrima -per fortuna in quel momento la strada era deserta -e per almeno un centinaio di metri  ho corso, commosso e stupefatto, provando gli stessi sentimenti che, ne sono sicuro, proverei se veramente mi ritrovassi vincente. Secondo la Legge di Attrazione, che tanto va di moda in questo periodo, questi sentimenti sarebbero preziosa benzina per azionare i meccanismi dell’Universo e far sì che questo congiuri positivamente per darci ciò che vogliamo. Se avessi semplicemente immaginato di vincere, da questo immaginare non ne sarebbe scaturita tale dirompente forza, e non mi sarei sentito così coinvolto nel profondo.
Tutto ciò per suggerire che, forse, oltre all’allenamento fisico meriterebbe un po’ più di attenzione anche quello mentale.

p.s Vi invito a provare in allenamento il gesto delle braccia alzate. Magari funziona solo con me :-)
          

venerdì 9 aprile 2010

Hannibal's training








Repetita juvant, dicevano i podisti latini.

Spero sia così, altrimenti non mi sarei sciroppato le andate salitose ed i ritorni scendi battiti di stamattina. Fanno parte del nuovo allenamento che ho iniziato questa settimana. Un allenamento da seguire alla lettera, salvo cause di forze maggiore. Una allenamento particolarmente severo, probabilmente redatto con la consulenza di Hannibal Lecter, che recita: "Deve essere svolto il numero di prove indicato nel piano, fino all'ultima ripetuta. Nessun lavoro va interrotto, se non per cause di forza maggiore". Mancava soltanto l’aggiunta: non cercare di fregarci. Sappiamo dove abiti. Tua madre prende sempre il bus delle 8.50 alla fermata 24, vero?  
Mentre seguivo appunto alla lettera le indicazioni, mi sentivo stranamente osservato. E se salto una ripetuta? Oddio…questa è la sesta oppure 7? Il dubbio mi attanagliava. Risulterò poi aver percorso 12 ripetute, di cui l’ultima strisciando sulle ginocchia e seminando brandelli di maglietta lungo l’asfalto. Lo stato di obnubilamento nell’ultima era tale che mi è sembrato di incrociare Padre Pio venir giù dalla discesa in completo da runner; sulle mani stimmate con il logo della NIKE. 
Peccato non vengano indicate anche le punizioni corporali. Almeno saprei cosa mi spetta in caso di inosservanza delle norme. Almeno potrei scegliere cosa valga la pena. Un corto a tutta di 10 chilometri o sette scudisciate? Perchè in certi momenti potrebbero apparire meno crudeli le scudisciate.
La bella notizia è che l’influenza di anni di passate gare in bici è quasi scomparsa, nonostante ogni tanto mi venga in gare podistiche la tentazione compulsiva di maneggiare inesistenti cambi con i pollici di entrambe le mani, soprattutto prima dei tratti in salita, e nei ristori allunghi inconsapevolmente la mano per prendere delle borracce che ne nessuno mi passa.
Stasera vado a Santa Margherita Ligure. No, non perchè a Megli di Recco domani c'è la Marcia delle Focaccette. Ci vado per le focaccette e basta e per prendermi un pò di riposo dal crudele allenamento.
Domenica, invece sarò alla VIVICITTA' di Torino. Mi attirava anche la mezza di Paperopoli, ma non mi sento ancora pronto per competizioni così impegnative. Cercherò di convincere i giudici UISP a farmi partire 10 minuti prima degli altri producendo false documentazioni mediche comprovanti non meglio precisati "disturbi d’ansia sociale".

A domenica, per chi ci sarà.

Father






 

mercoledì 7 aprile 2010

La canzone sbagliata

Qualcuno definisce il "lungo lento" un allenamento condotto ad un ritmo tale da permettere di parlare, o addirittura canticchiare durante la sua esecuzione. Ecco perchè oggi ero così esausto. Ho scelto la canzone sbagliata!

lunedì 5 aprile 2010

Streets of Quincinetto


Finalmente si corre sulle strade di casa, potrebbe essere l’incipit.
In questi primi sei mesi di podismo non mi era ancora successo di correre così vicino alla patria borgofranchese. E' accaduto oggi partecipando alla 2° edizione della Straquincinetto, una impegnativa collinare UISP di poco più di 8 chilometri (per il volantino) ed invece di poco più di 9 (per il gps).
Inizio subito con dire che mi ha fatto molto piacere incontrare sul posto e conoscere di persona altri blogger: La POLISPORTIVA e Guido di “ED IO CORRO” e soprattutto rivedere dopo ben 22 anni Angelo, un mio ex commilitone del battaglione Susa, che ho scoperto atleta in forze alla Podistica Leinì.
Parto con le migliori intenzioni e duecento metri dopo la partenza mi tuffo nelle strette vie di Quincinetto insieme ad altri duecento podisti. Vie strette acciottolate all’interno, poi asfalto. Si esce dall’abitato ed il vento contro si fa sentire. Non sforzo. Ho letto in un libro che è bene mantenere un ritmo regolare, sebbene non sia affatto facile mantenerlo con il vento e la salita che ti spezza il fiato e ti mette a dura prova. Per i primi due chilometri vengo comunque premiato da un ritmo di 4’32; buono, per i miei standard attuali. Poi, i successivi aumento di poco (4’34) ; altri due a 4’33 mentre nei successivi 2 accuso il colpo della seconda salita: 4’45. Arranco. Non sono al limite ma ci arrivo vicino.
Però, quella discesa che da ciclista ho sempre temuto ora è diventata alleata. La affronto con piglio deciso, e guadagno qualche posizione, che fatico però a mantenere. Dopo un timido recupero finale, otterrò un passo medio finale di 4’36. All’arrivo, condizionato da anni di gare ciclistiche, faccio una volata che mi regala qualche posizione, persa con gli interessi perché dimentico di mettermi in fila per la consegna del cartellino e quando lo faccio sono almeno quattro posizioni indietro.
Leggo l’ordine di arrivo e scopro di essere arrivato 108esimo.
Mah.
Altra prova sul cui valore mi riesce difficile esprimermi. Oggi la testa correva, ma le gambe no. Assente quella sensazione di fluidità sperimentata in gare precedenti. Dentro me una leggera punta di delusione, perché speravo almeno di arrivare tra i primi 60, o giù di lì. Ma alla fine ho dovuto prendere atto che non è ancora tempo. C’è da lavorare ancora. C’è esperienza da accumulare e chilometri da macinare. Da domani, come deciso da tempo, si cambia allenamento. Seguirò una tabella sulla quale conto molto.

God bless you,

father

p.s
Nella foto a fianco il lieve malore accusato dopo la visione della classifica finale.