FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

giovedì 29 luglio 2010

"E non ti vergogni?" - Giro Podistico Madonna della Neve - Issiglio (TO)

“Corri lasciando andare la tua parte istintiva e sono sicura che arriveranno delle belle sorprese.”
Con questo credo, inculcatomi dalla trainer, grazie ad un provvidenziale cambio turno martedì ho potuto partecipare al 32° GIRO PODISTICO MADONNA DELLA NEVE; una collinare di quasi 10 chilometri ad Issiglio, in Valchiusella.
Sono toste, le collinari del Canavese, e questa non faceva eccezione, con due giri in cui salite e discese in sterrato si alternavano senza soluzioni di continuità e pochissimi tratti di pianura.
Indosso una maglia anonima, nera, cappellino bianco ed occhiali arancioni. Scelta poco felice quest’ultima, perchè nei tratti in sottobosco, vista l’ora e la penombra, ci vedrò poco e sarò costretto a tenerli in mano.
Si parte in salita, e non guardo avanti: fisso lo spazio poco davanti miei piedi, per non farmi condizionare dal tracciato che, dalle chiacchere pre-partenza dei podisti, so impegnativo. Uno strappetto dopo un salire costante ci fa sfociare in un tratto di asfalto. Da qui è tutta una lunga e tortuosa discesa di due chilometri, terminata la quale si risale, e poi si ridiscende. Mi rendo conto di non averne fatta una descrizione da National Geographic; questo perché molto spesso, in gara, non so dove mi trovi e che cosa stia facendo. Ma le gambe corrono, e tutto il resto le segue, con fiducia.
Ah quanto è provvidenziale una discesa quando la salita ti ha stremato e necessiti di ossigeno. Per me è un lasciarmi andare fatto di balzi e derapate ad evitare radici affioranti e pietre insidiose.
In discesa supero Stopprina, poi Enfia, la cui prestazione sarà condizionata da un dolore alle gambe che lo costringe a rallentare. Guido è davanti da qualche parte, ma è ad un livello superiore. Come nei videogiochi, è sempre meglio fare molta pratica ai livelli easy e normal, prima di affrontare il difficult.
Quanto è demotivante quando non esiste neppure un piccolo tratto di pianura che separi discesa da ripida salita? Perché così fu ad Issiglio. Dopo essere stato piacevolmente sospinto dalla forza di gravità ecco subito un erta che mi aspetta per mettermi alla prova e saggiare le mie forze.
Stopprina in salita è un portento, ed infatti terminata la discesa mi raggiunge e supera. La controllo da lontano, cercando di non perdere contatto. E’ lì, a cento metri, ma di raggiungerla non se ne parla. Forse con un paio di polmoni aggiuntivi. Stringo i denti ed aspetto la discesa.
E’ nuovamente discesa, provvidenziale, ed ecco che la raggiungo. Ma il rimpiattino non termina qui: prima dell’arrivo c’è ancora salita ed infatti vengo raggiunto e superato di nuovo.
Ecco l’arrivo! Raggiungo mia madre che mi comunica il piazzamento con una precisione da Garmin.
Si può essere soddisfatto di un 81 posto? Una posizione da metà classifica. Ma io non butto via niente. Non nel podismo. Stiamo per raggiungere l’auto e tornare a casa quando un volto noto ed amico, tra il pubblico, mi saluta: è un ex compagno di gare ciclistiche:
“Che ci fai qui?” mi fa
“Ho corso; adesso faccio podismo”
“E non ti vergogni?”
……

lunedì 19 luglio 2010

"E se mi perdo?" - La Traversò Torgnoleintse - Torgnon (AO) 18.07.2010


Domenica 19 luglio, ore 9.30:  sono a Torgnon, nell’area picnic  Chantornè, in località Plan Priorond, una verde radura di solito affollata di turisti. Oggi lo è più del solito, vuoi perché una splendida giornata senza nuvole, vuoi soprattutto perché a breve partirà la Traversze torgnense: una gara di 15.500 chilometri specialità gran fondo, cui mi sono da poco iscritto

Sono pervaso da una leggera inquietudine. Un po’ per la lunghezza del percorso, mai affrontata in gara e poche volte in allenamento,  ed un po’ perché non so che aspettarmi da una gara in montagna. Accanto al banchetto delle iscrizioni fa bella mostra di sé la mappa del percorso. Visti lì, i chilometri sembrano cinquanta. Mi sento ancora più inquieto: “e se mi perdo”?
Non siamo in tantissimi, forse un centinaio. Mi posiziono prudentemente in coda. Facce nuove, rispetto a quelle dei frequentatori abituali delle gare cui ho partecipato. Facce da scalatori. Non riconosco neppure le maglie delle squadre, se non una o due.

Allo sparo partono tutti come se la gara dovesse fosse di soli 6 chilometri  in pianura.  Si sale immediatamente,  prima su asfalto per ottocento metri circa (l’unico asfalto di tutto il percorso)  ed in seguito su sentiero verso Chatelard. Rimango basito:  “ma questi sono matti” e mi ritrovo quasi ultimo, arrancando con il fiato corto. “Ora mi staccano e mi faccio tutta la gara da solo”.  Salgo cercando un ritmo che mi permetta di procedere senza sfiancarmi ulteriormente e, di contro, senza perdere contatto con il gruppo, che si è sgranato ed ora procede in fila indiana lungo un’erta ove nessuno riesce a correre. Per fortuna, dopo la sfuriata iniziale il ritmo si fa meno intenso. L’erta sfocia in un sentiero più largo e regolare che non presenta pendenze eccessive. Riesco persino a respirare. “Ok, va meglio”. Tuttavia si sale.  Non in modo eccessivo ma si sale. Supero qualche camoscio umano che ha osato troppo e si trova in affanno dopo la sparata iniziale. Poi punto un podista anziano che sembra avere il mio stesso ritmo. Lo affianco. Lo supero e vado via.  Poi mi rendo conto di non potere reggere a lungo, lo aspetto e per un bel po’ di gara avanzeremo in coppia.  Raggiunti da un secondo camoscio, formeremo un trio per un bel po’ di gara. Al primo ristoro, ai duemila metri, afferro un bicchiere d’acqua e me lo getto addosso, poi mi fermo  a bere po’ di acqua con isostad ed a momenti mi affogo, tanto che i due prendono un discreto vantaggio. Ma stringo i denti e li riprendo. Il diavoletto pigro che sta nella mia mente mi tenta con pensieri tipo: “lasciali andare…così potrai riposarti…potrai proseguire con un tuo ritmo più facile..” Non lo ascolto e continuo. Più o meno al giro di boa, dopo 8 chilometri di ascesa leggera, il trio diventerà un quartetto; nel momento in cui infatti, ad un bivio, ci fermiamo tutti indecisi sulla direzione da prendere si avvicina un runner e ci grida sicuro di sè: "Per di quà". Lo seguiamo. Ma in discesa è lento e, piazzatomi dopo di lui,  rischio di perdere contatto con gli altri.
Lo capisce e si fa da parte: “vai”, mi dice. E’ una discesa molto tecnica:  il sentiero si fa largo tra rocce e radici fino a raggiungere una strada di più agevole percorrenza con degli affioramenti d’acqua. Nel frattempo mi sono riportato in seconda posizione del gruppetto. Quello immediatamente dietro di me mette un piede nel fango e cade; si rialza prontamente ma perde terreno.  In discesa vado come un treno e rimango solo, a parte un podista con maglietta blu lì davanti, che ha un ritmo superiore. Ora di salita se ne vedrà ben poca. E’ quasi tutta discesa alternata a tratti di pianura e qualche falsopiano. Il percorso è suggestivo e fresco, all’ombra di boschi e pinete, con passaggi su prati, piccoli ponti in legno, e sentieri di escursionisti. Ad un certo punto si passa pure accanto ad alcune pacifiche mucche. A tratti, sulla sinistra, sprazzi di panorama sulla vallata sottostante, dominata dalla inconfondibile sagoma del Cervino.
 Le gambe sembrano tenere. Non accuso  fatica, ma va detto che la seconda parte del percorso non presenta asperità ed è solo un lungo discendere verso l’arrivo. Raggiungo una donna, la supero e vengo raggiunto a mia volta da un podista quando manca un chilometro all’arrivo. Si presenta un’ultima, ripida discesa. Sembra una scalinata: con le gambe provate dai chilometri precedenti è dura. Lui frena, io mi ci butto giù e riprendo il vantaggio iniziale, che conserverò fino all’arrivo.
 66 esimo su 93.
Sono matti, questi valdostani.

venerdì 16 luglio 2010

Allenamenti in pianura, probabile morte sulle montagne.


Buongiorno a tutti, bloggers.
Due soli father-allenamenti questa settimana:
Mercoledì il programma prevedeva il terribile:
14+14 x 400 (veloce a 4.10 lento a 4.50)
Per me questo tipo di allenamento è il più duro in assoluto. Consumo in fretta e da subito energie e non riesco a recuperarle. Al solo pensiero di uscire mi sentivo stanco, ma speravo nell’intervento delle endorfine.
Affronto i primi 400 veloci, e va bene, ma dopo qualche chilometro qualcosa si inceppa. Oddio, mi si è fuso il motore! Presto attenzione al mio corpo: gambe prive di energie. Ma non soltanto le gambe, un po’ tutto il corpo.
Complice l’afa, terribile alle 10, alla fine mi sono trascinato fino a casa, zuppo come se avessi fatto un bagno in piscina trasformando quello che doveva essere un allenamento di qualità in un molto lento regressivo, ad un passo di 5:35, tanto per fare chilometri. L'effetto delle endorfine lo sto ancora aspettando adesso. 
OGGI
Per evitare di schiattare dal caldo, sveglia alle 6 e via per un allenamento pre-colazione. Niente leprotti et similia per strada, ma moscerini e qualche ciclista che mi guarda con espressione solidale tipo “so cosa si prova”. Sei chilometri e 4.33 ed altri sei a 5.00. Meglio di ieri, ma velocità l’è morta, ed il recupero lento e problematico.
Forte di questi brillantissimi allenamenti (sic!), domenica mi spetta una bella prova per la quale serviranno tutte le energie. Anche quelle che al momento non ho. Vado a combattere i valdostani in casa loro. Se deve essere morte, almeno lo sia con onore.
BANZAI!
Nella foto sotto le nuove Asic "Marco Olmo" Pro2 fresche di acquisto con le quali affronterò i 15.5 chilometri del percorso di domenica.

martedì 13 luglio 2010

Ad una persona speciale



Questo post per una persona speciale che segue le mie avventure sportive da quando avevo 14 anni; prima nel ciclismo ed ora, dopo una iniziale perplessità, nel podismo.
Una persona che mi seguirebbe anche nel gelo siberiano della mezza di Omsk se solo decidessi di parteciparvi
Che va in palestra tre volte a settimana e se non riesce a farsi la sua camminata giornaliera le dispiace. 
Che se avesse intrapreso una carriera sportiva sarebbero stati dolori per tutte.
Che conta tutti quelli che arrivano al traguardo prima di me (spero di farla contare sempre meno) e gioisce per una posizione guadagnata in classifica, per qualche secondo in meno. Che va prendermi il the e me lo porta mentre sto ancora boccheggiando dopo la gara
Che mi rincuora e mi sprona. Che quando la scorgo tra il pubblico i mie 45 anni svaniscono e mi sento ancora bambino.
Tu non lo sai ma corro anche per te.
Mamma.

domenica 11 luglio 2010

Camminata di Santa Cristina: si conclude il trittico.

Terza gara settimanale: la più impegnativa. Mi trovavo stamattina alle 9 pronto  per i quasi 12 chilometri di una gara del circuito "Gamba d'oro" a Santa Cristina di Borgomanero. "Finalmente un pò di chilometri, " era stato il mio pensiero, che rimangerò più di duecento volte nel corso della gara stessa. Dopo un inizio tutto sommato discreto, ad una media accettabile vista  l'afa e lo sterrato, neppure tanto regolare, accuso il colpo dall'inizio del sesto chilometro in poi. Mi sembra di non riuscire più a spingere e quel sospetto diventa certezza con il sopraggiungere di una decina di podisti che mi affiancano e superano. Mi vedo già superato dall'intero  lungo serpentone di iscritti e per un attimo penso di ritirarmi ed è un pensiero stupido, visto che al limite mi sarebbe bastato camminare fino all'arrivo. All'ennesima salitella impreco e rinuncio a correre. Non ne posso più. Non credevo sarebbe stata così dura. La affronto quindi camminando. Passano i chilometri, anche se non abbastanza in fretta. Si passa per boschi e si attraversano cascine. Ad un certo punto mi rendo conto che non sono l'unico a faticare, e che nessun altro mi supera. Negli ultimi chilometri, con un passo che non aveva nulla di eccezionale, e con l'aiuto di una discesa provvidenziale, recupero qualche posizione.Alcuni podisti non ne hanno proprio più e camminano. Finisco con una volata allo spasimo persa contro un ragazzo dalle fattezze nordafricane ed un paio di scarpe che sembravano volersi disfare da un momento all'altro. Ci complimenteremo a vicenda.
La contatrice ufficiale dice 67 esimo su più di trecento partenti, ma la classifica non l'ho ancora vista (se mai ci sarà).
Poteva andare peggio.
Epilogo con la soddisfazione di aver incontrato di persona PIMPE, FURIO ed aver rivisto Stefano e MIKA.



sabato 10 luglio 2010

La tersa edission ed corsa a pe antorn a le vigne ed Sant Estevan


Innanzitutto preciso che Sant Estevan non è in Messico, ma a Chiaverano, ameno paesino del Canavese.
Più boschi che vigne, volendo puntualizzare ancora, nel percorso.
Esco da lavoro alle 18 e dopo una breve tappa a casa riparto per la vicina mèta. Non avevo ritenuto necessario informarmi sul luogo del ritrovo (Chiaverano non è esattamente una metropoli) e mi rendo conto di aver fatto male. Nella vasta piazza che credevo essere il posto prescelto per il ritrovo non c'è traccia di atleti. Per fortuna noto una cartello "gara podistica" e seguendo la direzione indicata, dopo aver chiesto indicazioni, arrivo dopo una leggera salita in una piccola vallata parzialmente invasa da una multicolore folla podistica. Su un palco una band i cui elementi hanno un espressione tipo "che ci facciamo qui?". Le facce sono le stesse di altre gare uisp, con l'aggiunta di atleti valdostani di cui solitamente conosco solo la schiena, poco prima che sparisca all'orizzonte. Ed io che speravo in una gara più rilassata.
Si parte in discesa e non sforzo, pensando alle salite che mi aspettano. Lascio che le gambe trovino un ritmo naturale. Qualche sorpasso, senza forzare.Dal secondo chilometro è tutto un impegnativo risalire. Scorgo davanti a me la forte compaesana Iva Borgesio della Podistica Dora Baltea ma come in tutte le altre altre occasioni non riuscirò a raggiungerla (arriverà seconda delle donne).Caldo ed afa, non è una novità. In salita si sente tanto. Il tracciato riporta il serpentone di podisti nella bucolica vallata del ritrovo, tra il tifo dei presenti. Scorgo mia madre: sta muta e non so come interpretare quel silenzio.O sta andando particolarmente bene o particolarmente male.

E' solo un attimo di pianura, dopodichè altra salita, quella da me più temuta e questa volta alzo bandiera bianca e smetto di correre scegliendo una andatura da camminata veloce. Poco male, perchè non perdo terreno. Altra discesa ed al 5° chilometro altro passaggio tra i parenti ed amici. Altre urla di incitamento. Siamo al quinto chilometro e mi scopro senza più molte energie da spendere, sebbene in discesa. Manca un chilometro e due. Da alcuni chilometri viaggio quasi fianco a fianco della la F24 Genny Garda. Poi si prende un leggero vantaggio. Salita finale. Anche qui, dopo un timido iniziale corricchiare quasi in punta di piedi, mi viene più naturale camminare, anche perchè esausto. Rush finale tra due ali di piccola folla, ove spendo le ultime residue forze per superare l'atleta della podistica Point Saint Martin.
Mi sdraio per terra, fra l'erba e la minaccia dei tafani. Stanco ma non provato.
Escono le classifiche e mi scopro, finalmente, nel primo foglio: 39° su 96.
Faccio un balzo quando mi vedo 6 di categoria ma è solo un attimo fallace di effimera gloria. Gli MM45 erano solo 9.
Alla prossima!

giovedì 8 luglio 2010

Punto della situazione.



A 10 mesi dall’inizio di da questa grande avventura nel mondo del podismo mi va di fare il punto della situazione, tanto per capire dove mi trovi, e dove stia andando.
Sono nella seconda settimana di “scarico” (sic). Le virgolette sono d’obbligo, visto che la sto sovrascrivendo con gare e garette (3 solo questa settimana). Sensazioni tutto sommato positive. Ad essere realisti, sebbene speri sempre di rendere un po’ di più, attualmente viaggio con un passo medio di 4.27. Questo fa sì che la classifica generale mi veda piazzato un po’ prima della metà, mentre quella di categoria un po’ meno. Ancora non mi sono allenato per la velocità: spero che in seguito qualcosa cambi, anche perché mi andrebbe di vedere facce nuove in gara. Quelle dei podisti di coda e di centro le conosco a memoria.
Se oso troppo, vengo punito (Favria docet), mentre rispettando una leggera progressione arrivo al traguardo stanco, ma non stremato. Fisicamente ok. Il mal di schiena che mi coglie la mattina svanisce con il passare delle ore e comunque non si è mai fatto sentire in gara. Anzi: in uno o due casi sono partito con la schiena un po’ contratta per ritrovarmi meglio dopo un paio di chilometri.
Ancora devo capire se renda meglio o peggio in salita. A giudicare dagli ordini di arrivo non colgo per ora una grande differenza, sebbene mi pare di guadagnare qualcosa sia quando il terreno sale, sia quando scende.
Molto soddisfatto dal punto di vista umano perché ho conosciuto persone vere, e con questo mi riferisco sia ai blogger conosciuti sia a quelli che spero conoscerò in futuro. Mi colpisce questo partecipare ognuno della sorte dell’altro, in un unico grande abbraccio che non lascia fuori nessuno.
E stasera Chiaveremo. Cioè, Chiaverano.

domenica 4 luglio 2010

Father contro i Lanzichenecchi (Stradolcetto)



Dipinta come "corsa in collina attraverso boschi, colline e gli antichi sentieri dei Lanzichenecchi", la Stradolcetto mi aveva incuriosito. Così ho voluto uscire dagli angusti confini canavesani per cimentarmi in una gara di 10 chilometri che oggi compiva 30 anni.
Pernotto ad Ovada dal sabato prima, per arrivare bello fresco e non essere costretto a levatacce. Alle 8 sono già sul luogo della competizione e già so che farà molto caldo. Fisicamente sono a posto: la schiena, sempre un pò dolorante la mattina, sembra reggere bene. Come prevedibile, ci sono tanti atleti genovesi.
Partenza in buona posizione. Rispetto la tendenza efficace (almeno per me) delle ultime gare: non forzo l'andatura, evito scatti bruschi cercando e coltivando la regolarità della corsa. So che mi aspetterà almeno un punto critico (al sesto chilometro) un muro che la mia fantasia mi porta ad immaginare disseminato di scheletri di incauti podisti partiti troppo forte. Non immaginavo che di punti critici ce ne sarano parecchi.
 Piccolo giro in asfalto e poi il fascino di correre per campi e vigneti dorati dal sole, su e giù per colline, dentro e fuori dai boschi. Si passa a lambire una cascina, con alcuni anziani che tifano seduti su una panchina all'ombra. Due bambini scattano foto con una piccola macchina digitale.
Dopo poco più di 2 chilometri la strada si impenna decisamente e la salita, sotto il sole, mi sembra eterna. Non perdo posizioni, ne guadagno qualcuna. Vengo affiancato e superato, tra l'altro, da una combattiva ed abbronzata donna munita di lettore mp3 e spalle da lottatrice. La lascio andare, ma la riprendo al culmine della salita e mi getto in discesa. Mentre scendo scorgo alla mia destra l'erta che dovrò affrontare di lì a poco e vorrei non averlo fatto. Mai come in questa gara noto in terra più di un cartellino di iscrizione orfano di podista. Poco dopo averlo notato vola via il mio, inzuppato di sudore. Freno e torno a prenderlo; perdo qualche posizione ma la recupero. In salita vado bene, non perdo terreno, Purtroppo non riesco a mantenere in pianura il vantaggio che accumulo. Stessa cosa in discesa. Guadagno e poi perdo leggermente. Fa un caldo aberrante. Per fortuna ogni due chilometri c'è un punto di ristoro. A metà percorso anche un punto di spugnaggio. Al sesto chilometro il muro. Nessuno riesce ad affrontarlo correndo, ci provo, ma desisto perchè fatica  inutile.


Cammino. Cammino velocemente. Stiamo scalando una collina ed è veramente ardua. Alla sommità un punto di ristoro veramente gradito. E poi è tutta discesa: una divertente picchiata che finisce all'ottavo chilometro, quando noto che le gambe hanno quasi detto tutto, ma fortunatamente pare così anche per tutti gli altri. Punto davanti a me una podista (oggi tutte le donne presenti correvano veramente forte) e la supero proprio negli ultimi duecento metri (quasi si spaventa per la foga che ci ho messo, facendosi bruscamente da parte). Pardon per la poca galanteria.

Risultato: 101 esimo su 230. fatte le debite proporzioni con altre collinari sono abbastanza soddisfatto, pur avendo sperato di concludere finalmente entro i primi 100.
Comunque, non si è visto neppure un Lanzichenecco. E dire che abbiamo corso sui loro antichi sentieri.

venerdì 2 luglio 2010

I sette pilastri della Father - Corsa

Estratto dal mio libro di prossima pubblicazione: "Come diventare un podista di quelli  che riescono a scendere sotto i 4  minuti al chilometro almeno entro maggio del 2030" pubblico di seguito una parte del capitolo 1
"Regole base della father corsa ".


"Dopo diversi tentativi messi in atto in gare precedenti : partenze in sgommata, partenze medie, rallentamenti improvvisi a rischio tamponamento, tratti di gara fatti in motorino, ho finalmente messo a punto le regole per ottenere un tempo accettabile senza fare eccessiva fatica.
Regola uno:
Informarsi prima sulle caratteristiche del percorso. Questo per evitare la sgradevole sorpresa di trovarsi improvvisamente di fronte una salita alpina al 27% quanco invece ci si aspettava, dietro una curva a gomito, un piattissimo tratto asfaltato lungo una spiaggia, magari ombreggiato da palme da datteri.
Regola due:
Mai partire sparato facendosi condizionare dall'euforia della partenza. Mettere in atto invece una leggera progressione cercando di non superare i propri ritmi standard (almeno non all'inizio della gara)
Regola tre:
Rendere regolare il ritmo, senza scatti improvvisi,  perchè a differenza che nel ciclismo (ma và?) non si può recuperare in seguito stando a ruota di qualche podista, per largo che sia.
Regola quattro:
In salita, pur rallentando mantenere la cadenza delle falcate magari accorciandole. Se possibile non camminare ma corricchiare, perchè quando dalla camminata si riprendere a correre ci vuole fatica per riprendere il passo precedente.
Regola cinque:
Non reagire ai sorpassi, a meno che non siano accompagnati da pernacchie o gesti sgradevoli di scherno, se rischiano di rompere il ritmo.
Regola sei:
Dare tutto solo quando mancano due, tre chilometri al traguardo. nell'ultimo chilometro dare tuttissimo.

Regola sette (aggiunta dopo la gara di Agliè)
Mai mangiare pizza margherite quando manca meno di un'ora alla partenza."

(foto sotto: Arrivo vittorioso alla Desenzano - Terme di Catullo del  I sec. d.C)