FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

venerdì 26 novembre 2010

Una piccola pausa

BLOGGHE
L’anno trascorso fra competizioni ed allenamenti non stop comincia a farsi sentire. Ieri, voglia di uscire al minimo sindacale e gambe già stanche, da subito. In programma un interval training trasformato poi in un lento, tanto per portare a casa qualcosa, dopo mezz’ora di deficitari tentativi di aumentare il ritmo. Ho lottato contro un vento che sembrava avermi preso di mira, e che cambiava direzione appositamente per soffiarmi contro SEMPRE. Dopo altri 10 minuti ricevevo in dono l’illuminazione suprema: meglio tornare a casa. Non mi piace creare dei precedenti ed abbandonare il lavoro pianificato, ho sempre portato a termine tutti gli allenamenti prescritti, ma ho avuto la netta, chiara percezione che continuare sarebbe stato dannoso, oltre che inutile.
Una pausa ci vuole proprio. Giusto 4 o 5 giorni.
Oggi massaggio alla gambe e poi una delle ultime sedute di ozonoterapia che mi hanno regalato una schiena quasi nuova.
Saluti a tutti.

domenica 21 novembre 2010

FATHER AL PESTO (TROFEO DAMANTI-BUSCAGLIA)

TARGA
Simpatica via di Spotorno

Sto arrancando lungo una salita al 13%. Vento freddo. Sono al quarto chilometro del trofeo Damanti- Buscaglia a Vado Ligure, organizzato dalla podistica savonese. La pendenza mi mette in affanno, lo ammetto, tant’è che ne cammino alcuni tratti, senza comunque perdere terreno. Cielo grigio ma non piove, ed è quello che speravo, dopo troppe gare di acqua e fango. Un pò di requie per le mie Saucony. Mi trovo in Liguria da sabato con il clan. Ambivo respirare sana aria di mare d’inverno con la speranza secondaria di scampare alla pioggia che da alcuni consecutivi weekend fa tribolare i runners. Desideravo una gara tranquilla ove il paragone con i primi non fosse impietoso, senza troppe velleità agonistiche, in accordo con il periodo che mi vede più focalizzato sulla costruzione.
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Il Clan
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Podisti nel tunnel

Non inganni, comunque, il fatto che il trofeo Damanti-Buscaglia sia definito “camminata non agonistica”. I camminatori, ci sono, per carità, in coda al gruppo dei partenti, muniti di bastoncini da nordic walking. I restanti altri corrono, bene, e lo faranno per circa nove chilometri di un tracciato che prevede salita per un buon 40%. Sommando runners e marciatori, i partecipanti ammontano a centotrè.
Sebbene durante il breve riscaldamento mi sentissi agile e veloce, dopo lo start dallo stadio “Chittolina” mi sono sentito molto meno baldanzoso, adottando di conseguenza la precauzione di tenere lo sguardo fisso sull’asfalto appena davanti ai piedi, onde non farmi condizionare dal passo dei primi, e adottare un’andatura che preservasse fiato da usare nell’imminente salita. Sì, perchè dopo soli due chilometri, il tracciato ha ignorato del tutto la costa e ci ha portato deciso su erte e strappetti che hanno lasciato il segno su gambe e fiato. Sì, perchè quando in Liguria volgi le spalle al mare per avventurarti all’interno troverai sempre, alla fine, una salita che ti aspetta in agguato. No more beaches here. Sì, infine, perchè questa è la schietta e severa Liguria dell’entroterra, dei ripidi sentieri, quella degli spazi faticosamente strappati dagli abitanti all’aridità delle montagne.
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Si sale

“C’era il rinfresco”? Domanderà in seguito mia madre, suscitando l’ilarità di tutto il clan. Avevamo immaginato una gara con servizio di catering a metà percorso, ove solerti camerieri ti versassero aperitivi in flute di cristallo trasparente accompagnandoli con tartine di caviale.
Torniamo alla mia salita. Ecco, grazie a Dio o chi per lui è finita: là il banchetto del rinfresco. Pardon, del ristoro. Non prendo nulla, non lo guardo neppure: sono troppo occupato a cercare di recuperare. Ora si scende per due chilometri e settecento metri. Do’ gas come previsto. Allungo la falcata e mi abbandono sfruttando più la forza d’inerzia che il vigore dei muscoli. 
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Si scende

Dopo poco sono affiancato dalla mia auto, con Lia alla guida. Le avevo suggerito di aspettarmi al culmine della salita ma, seguendo il flusso dei runners a un certo punto si era trovata imbottigliata nel percorso, che si faceva sempre più stretto. Temendo potesse creare fastidio agli altri podisti, con un cenno della mano l’avevo invitata a parcheggiare in uno slargo a sinistra, attendendo il transito di tutti. Ora la strada è ampia, non c’è problema. E’ una strada sensazione, quella di essere accompagnati dalla propria auto in gara: è un deja vu ciclistico, dove la ford Fiesta diventa l’ammiraglia con il direttore sportivo che, dal finestrino aperto incita e consiglia. Lia non incita, però e i finestrini rimangono chiusi. Marco, dall’interno, scatta foto a ripetizione buona parte delle quali, causa condensa, paiono scattate da dentro una sauna finlandese. 
Recupero qualche posizione, ma non abbastanza da essere del tutto soddisfatto della prova. Arrivo 37esimo su 73
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Arrivo

Non una catastrofe ma il divario tra quello che ottengo e quello che vorrei ottenere è ancora troppo ampio per non avvertire una punta di delusione. E meno male che non avevo velleità agonistiche.
Prossima tappa del tour l’otto dicembre a Montelepre, paese natale di Salvatore Giuliano.

P.s un saluto particolare agli amici degli ALBENGA RUNNERS che mi hanno riconosciuto grazie al “costume”. Meno male che non si sono portati dietro la vecchietta Sorriso

Ed saluto a tutti, in generale.

giovedì 18 novembre 2010

La volta che vinsi arrivando ultimo

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Vi racconto di un tempo in cui sulle bici la leva del cambio era sul tubo obliquo anteriore e per cambiare rapporto si doveva levare la mano dal manubrio. In cui non esistevano ciclocomputer ed i chilometri percorsi li scoprivo a posteriori a casa, seguendo il percorso fatto con una matita su una carta geografica. Vi parlo di circa.. 30 anni fa, agli esordi nel mondo del ciclismo agonistico: categoria allievi. Ero la disperazione del mio allenatore perchè nel gruppo stavo sempre nelle ultime posizioni. Mi sentivo più sicuro così, ma facevo una fatica doppia ed in caso di cadute rimanevo inesorabilmente tagliato fuori dalla competizione. Non feci eccezioni a Murisengo, in provincia di Alessandria. Si trattava di una gara con circuito ad anello da ripetere n volte: una salita piuttosta lunga che attraversava il paese, ed una discesa successiva nell’allontanarsi. Dopo pochi chilometri dallo start ero già nelle retrovie, a mordere la polvere del gruppone, che seminava progressivamente naufraghi dietro di sè.  In breve, ero staccato. Stanco e demotivato volevo ritirarmi, anche per risparmiarmi il dileggio di solito riservato agli ultimi, ma appena rallentai per fermarmi il direttore sportivo me lo impedì: “CONTINUA!!” gridò.
Continua? Con quali forze? pensavo. Ma sopratutto…PERCHE’??
Ripresi a pedalare, a malincuore. Nel frattempo non c’erano più compagni di sventure intorno: gli staccati si erano tutti ritirati. Rimanevo solo, involontario co-protagonista e già paventavo un ignominioso doppiaggio.
Giro dopo giro, però, le forze ritornarono e con esse anche la voglia e la rabbia. Il mio distacco dal gruppo si era fermato e si era arrivati ad una situazione di stallo: nessuno guadagnava sull’altro. Andavamo alla stessa velocità. Sarà stata la convinzione di non avere nulla da perdere?  In ogni caso mi sentivo decisamente meglio. Ad ogni giro, raccoglievo incitamenti, dapprima timidi, poi sempre più convinti. Chi inseguiva chi?  Gli incitamenti diventarono acclamazioni. Ogni volta che passavo in paese, sembrava ci fossero sempre più fans. C’e n’era abbastanza per gasarsi. Ed in effetti ero tremendamente gasato. Da nano ero diventato un gigante. Da brutto ciclista anatroccolo a cigno.  In queste situazioni daì anche più di quello che hai. La gente, probabilmente, riconosceva ed applaudiva la tenacia, il fatto che non mi fossi arreso (e pazienza se all’inizio avrei preferito fermarmi…).
Ci fu la volata del gruppo, all’arrivo. Ordinaria amministrazione. Poi arrivai io e fu il tripudio. La gente mi acclamò come se fossi io il vero vincitore, tanto che mi permisi di alzare le braccia al cielo, come se  tutti quelli davanti fossero stati nulla più che dei volgari mistificatori.
Gli organizzatori decisero all’ultimo minuto di istituire un premio per l’ultimo arrivato,  inizialmente non previsto. Apposta per me! Come una medaglia al merito. Spunto’ fuori una bottiglia di Martini sulla quale appiccicarono un pezzo di carta con la scritta “per l’ultimo arrivato”
Ogni volta che ripenso a quell’episodio sento la pelle d’oca. Quella fu la volta in cui vinsi, da ultimo.

giovedì 11 novembre 2010

Scusi, ha mica visto un cavallo?

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Allenamento, oggi, svolto gran parte nei sentieri sterrati tra Borgofranco e Montalto. Un bel 5x1000 (veloce a 4.15, lento a 4.45) con ultimi tre chilometri ad andatura libera. Pianura all’andata, umido sottobosco fangoso al ritorno, con il vento complice, insieme all’ irregolarità del percorso, nel complicarmi la vita a rispettare i tempi programmati (che infatti non sono riuscito a rispettare). Negli ultimi chilometri di semi-defaticamento incrocio un quadrupede equino (leggi ‘cavallo’) che percorre trottando allegramente la mia stessa via, in senso inverso. Lì per lì non ci faccio caso, ma poi penso alla stranezza dell’evento. Sono abituato a vedere cavalli dietro uno steccato, o davanti a carri, carrozze e calessi, cavalcati, ma liberi no. Giro a sinistra ad un bivio con la mente ancora presa a formulare varie ipotesi e vedo venirmi incontro, correndo trafelato, un uomo che mi fa: “scusi, ha mica visto un cavallo?”
Sì, è appena passato
Sa dirmi da che parte è andato?
Beh…ha girato a destra.
Grazie sa?
Si figuri.
Faccio ancora pochi metri e poi torno indietro. Potrei aiutarlo ad inseguirlo. Già mi figuro correre dietro ad un cavallo per le strade di Borgofranco. L’immagine ha un che di esilarante. Potrei anche acchiapparlo, a patto che faccia meno di 4  minuti al chilometro. Questo si chiama aver una completa fiducia nella propria velocità di corsa. Però girato l’angolo, non vedo più nè l’uomo nè il cavallo.
Li reincontro pochi minuti dopo. L’uomo tiene per le briglie l’animale al passo, placido. Hanno l’aria soddisfatta entrambi. Uno per il felice esito dell’inseguimento e l’altro, presumo, per essere riuscito a godere di qualche momento di assoluta libertà. Li affianco e sorpasso e l’uomo mi ringrazia ancora, felice, come se fossi stato alleato nella cattura.
A volte , correndo, si fanno davvero strani incontri.
Anche voi, duranti gli allenamenti, sono capitati incontri..fuori dal comune?
p.s.
Intendo incontri insoliti in generale, non solo con animali.

domenica 7 novembre 2010

Autumn in Falchera (Strafalchera)

photo by "Somadaj" (www.podoandando.it) successivamente elaborata


Stamani mi recavo alla Falchera, quartiere alla periferia nord di Torino, con l’impressione di partecipare al remake della gara di un anno fa. Era infatti come se un titanico ma pigro scenografo avesse utilizzato i fondali dell’edizione 2009, con qualche positiva differenza: pioggerella invece di pioggia; terreno (nel tratto sterrato) molto allentato, ma non pantano; qualche pozzangherina evitabile, anzichè simil-laghetti artificiali ove annegare obbligatoriamente le scarpe. Nutrito parterre di blogger al via: Avantindre, Stoppre, Guido, Enrico de La Polisportiva Franconi ed Enfia ognuno con la propria ambizione. Per alcuni di questi la gara era solo un allenamento, la tappa di un personale percorso di avvicinamento a qualcos’altro. Per me era tappa e obiettivo nello stesso tempo. Voglia di rifarmi dell’’edizione del 2009 intanto, per dimostrare d’esser podisticamente cresciuto e voglia di smentire a me stesso la presunta emergenza lentezza degli ultimi giorni di allenamento. E come obiettivo secondario, ad  insaporire la competizione con un pò di aggiuntivo pepe agonistico, superare una podista d’alto lignaggio.
Al via la podista ha già preso il largo e considerata la sua velocità decido di tenere il mio passo, altrimenti saranno organi genitali maschili amari. “Magari poi rallenta” penso, ma mentre lo penso non mi credo. Non rallenterà, appunto e, per la cronaca, all’arrivo ci separeranno circa una ventina di posizioni. Partito al di sopra delle mie possibilità attuali, come quasi sempre quest’anno, progressivamente rallento, come quasi sempre quest’anno. Colpa sopratutto di un tratto di sterrato. Non lunghissimo comunque, ma che comprende al suo interno anche un piccolo cavalcavia. Lì scendo a 4.25.  Alla fine del primo giro mi affianca il blogger Avantindrè, tornato indietro (?) per fare più chilometri, e mi starà accanto per tutta la gara residua, incitandomi ed elargendomi consigli preziosi. Io però sono (o almeno mi sento) quasi alla frutta e glielo faccio presente, ma lui mi dice che se ho fiato per parlare, ne ho anche per continuare a correre e non ha tutti i torti, in fondo. Sono comunque in riserva  e durante il tratto di sterrato, percorso per la seconda volta, rallento ancora di più della volta prima,  a 4.30. Ma quando la nuda terra si trasforma in cemento seguo il consiglio dell’amico blogger che mi suggerisce di correre rilassato allungando la falcata. All’ultimo chilometro mi incita a dare tutto ma il mio tutto l’ho già dato alcuni chilometri prima e mi limito a galleggiare sul filo dei 4.18, che saranno il mio tempo finale.Tracciato misto poco scenografico, snodatosi  tra palazzoni di periferia e sentieri di una campagna assediata dal cemento della tangenziale; a volte così stretto da costringere alla fila indiana, generosamente ampio in altri. Va detto comunque che l’impegno degli organizzatori ha colorato di vita una domenica altrimenti  spenta.
Il risultato:
163 esimo su 369
34esimo della mia categoria
Passo medio 4.18 al chilometro. Moderatamente soddisfatto.
Ora mi attendono altre due garette, poi prevedo un periodo di calma agonistica, per dare priorità alla preparazione e salvaguardare il rapporto con la mia ragazza, non necessariamente in quest’ordine. Svanita la possibilità, per impegni musicali, di partecipare alla Cursa de Natale, è possibile che soddisfi la mia personale voglia di Francia il 9 gennaio, a Nizza.
Un saluto a tutti.

sabato 6 novembre 2010

Domande (e risposte) sul running

 

 

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Mi segnalano, e diffondo perchè mi sembra interessante, una iniziativa ideata da Powerade dedicata espressamente al mondo dei runners:  ASK&RUN.

E’ una specie di filo diretto virtuale con un team di professionisti che rispondono a 360 gradi su ogni argomenti che abbia a che fare con il mondo dei running: dalle tabelle per affrontare ogni tipo di gara,a consigli sulla corretta alimentazione, e tutta una serie di vari altri consigli. Un esempio di domande (dal sito http://www.ask-run.com/):

“Che tipo di riscaldamento devo fare prima di iniziare a correre? E' sufficiente iniziare con una corsa lenta o è meglio iniziare con dello stretching o altri esercizi specifici?”

“correvo circa 10km in un ora per tre volte la settimana ma per una infiammazione al ginocchio sono fermo da un mese.Vorrei riprendere a correre e mi piacerebbe sapere in che modo e con quale intensità. grazie”

La considero un mezzo originale per soddisfare la sete di sapere del runner neofita, ma non solo di quest’ultimo. Ed è pure gratis.

Le domande possono essere poste direttamente sul sito http://www.ask-run.com/ oppure, per gli sciagurati visitatori del mio blog, su una nuova finestrella a destra che fà bella mostra di sè sotto la foto di Dio.

Non LUI ma Ronnie James.

mercoledì 3 novembre 2010

Il 12° passo dei GPSdipendenti.

Garmin_Forerunner_205
Ebbene sì, lo ammetto, sono un garmindipendente. Non nel senso che lavoro alla Garmin ma che, quando corro, lo sguardo troppe volte corre al gps sul polso, alla ricerca di conferme di quanto sia veloce, o di quanto sia lento.
Il fatto è, ne sono sicuro, che quegli sguardi fugaci privano la mia corsa di fluidità, oltre a far sì che la viva come un evento esterno a me stesso, strettamente meccanico, quando invece potrei e dovrei goderne con tutta l'attenzione conscia, ed inconscia. E' la differenza tra io corro ed io sono il correre. Quei continui bisogni di conferme di come stia andando, di quanta strada abbia macinato, di quanta me ne rimanga, del passo medio e reale rende gli allenamenti una battaglia contro il tempo. A volte vince lui, a volte io.
Il tempo è un elemento di stress, e questa continua ricerca di conferme esterne atrofizza  la mia capacità di ascoltarmi. Ed è il sintomo di un bisogno di controllo.
Riconoscere la dipendenza è il primo passo per uscirne.
Avendo ottenuto un risveglio spirituale, come risultato di questi passi, ho cercato di trasmettere questo messaggio ai GPS dipendenti e di mettere in pratica questi principi in tutte le mie attività (da «I 12 passi dei Gpsdipendenti anonimi»)

lunedì 1 novembre 2010

EMERGENZA LENTEZZA.

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Gara delle tartarughe a Nisswa, Minnesota.

Emulando certe  titolazioni della carta stampata, costretta a strepitare per avere l’attenzione di un pubblico sempre meno reattivo (quando piove ormai è “allarme pioggia” , quando nevica è “emergenza neve”) ne approfitto per introdurre la mia personale emergenza. Trattasi di un generale rallentamento nella corsa, in seguito al lungo di 18 chilometri di giovedì scorso. La conferma di l’ho avuta nell’ultimo allenamento settimanale di ieri, in cui ho impiegato ben 10 chilometri sotto la pioggia per portare a casa un 4'51 al chilometro ben poco disinvolto.
E’ probabile si tratti soltanto di una fase di crescita, facente parte del GRANDE PIANO ma, intanto, i lunghi singhiozzi dei violini d'autunno feriscono il mio cuore d'un monotono languore.