FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

giovedì 22 novembre 2012

Stagione in crescendo (1° Berg Trail)

Ce l'avevo in testa da un bel pò questo Berg Trail a Bergeggi (SV).
Nonostante la relativa vicinanza di altre gare nella stessa giornata, meno faticose e corte, qualcosa dentro me cospirava perchè vi partecipassi. Lo dico a ragion veduta, poichè tutte le difficoltà logistiche che ne pregiudicavano la scelta si erano magicamente appianate, senza che dovessi muovere un dito, il sabato prima. A quel punto era come se avessi ricevuto un invito dal destino.
Ed eccomi quindi, in una mattina di vento gelido e forte, accompagnato dalla mia metà Lia e mia madre, a fare la fila alle iscrizioni di quella che si preannunciava una prova tutt'altro che agevole.
Alcuni dati:


Distanza: 21.3 KM
Dislivello Positivo: 1077 mt
Quota minima: 110 mt
Quota massima:502 mt
Single Track 39%
Sterrati e carrabili 39%
Asfalto 2%
E' quasi ora di partire.



Stevie Kremer
In coda all'iscrizione.


Duecentrotrenta gli iscritti alla corsa, sponsorizzata dalla Salomon (presente uno stand che venderà parecchie paia di scarpe) che popolano una Bergeggi battuta da un insidioso vento freddo. Tra questi nomi di spicco della corsa in montagna come Stevie Kremer, "atleta dell’anno" nella categoria Trail Open Women, che solo quest'anno si è aggiudicata la Jungfrau Marathon, la Mount Evans Ascent (nuovo record femminile) la Golden Leaf Half Marathon ed il secondo posto alla Sierre-Zinal.
E' una ragazza del Colorado che in montagna corre forte quanto e più di un uomo (infatti arriverà quarta assoluta).
Per non essere impreparato alle insidie del percorso, ero arrivato al punto di scrivermi sulla mano in quale punto avrei incontrato le salite più infide, e quanto sarebbero durate in termini di lunghezza.

 Prima di partire, dalla piazzetta di Bergeggi, angusta ma abbastanza capiente da accogliere comodamente tutti i partenti, testo la condizione delle gambe effettuando alcuni scatti in salita e meravigliandomi per come le sento agili e scattanti. Lo start , accompagnato dalle prime note di "Eye of the Tiger" dei Survivor, ci porta a salire subito per due km circa in modo non esasperato, fino ad imboccare un single track che lambisce la dorsale di un monticello (200 mt circa di altitudine). Prima in piano, poi in leggera discesa.
Superare è difficile, ma, a balzi laterali ed a suon di "scusa", guadagno un pò di posti. Il panorama è davvero fantastico, ma il sentiero è talmente ripido e stretto in certi punti che preferisco stare ben attento a dove metto i piedi. La prima salita difficile, vera e propria erta è quella che conduce in cima al Monte Mao: un km di arrampicata su un sentiero che si fa largo tra bassi arbusti con il vento che sembra volerci strappare via dal suolo, per scaraventarci nel mare poco sotto.
Arrivo in cima (410 metri circa) con una discreta energìa, tale da farmi affrontare con buon impeto la successiva discesa, al termine della quale è posizionato il primo ristoro. Tuttavia, non mi serve nulla: a posto così, grazie. In tasca ho due barrette e nel salire ho già consumato una boccettina di integratore.
Definire "tecnica" la discesa successiva è riduttivo: più che correre si scende a balzi tentando di indovinare gli appoggi più saldi.  A causa del terreno franoso, la scivolata è sempre dietro l'angolo.
In cima al Monte Mao (foto da Ski- Alper)
Sono preda di buone sensazioni, con un serbatoio di energìa ancora poco intaccato. Fino a quel punto ho corso prudente, non disdegnando la camminata pur di non accumulare acido lattico difficilmente smaltibile. Terminata la discesa a rotto di collo, si riprende a salire lungo una strada bianca sterrata; dapprima in modo non esasperato, poi con una rampa spaccagambe. Sapere preventinamente, grazie allo schemino sulla mano, dove aspettarmi le salite più dure, rappresenta un vantaggio psicologico non da poco.
Poi falsopiano, poi la vetta (si fa per dire) del trail ad una altezza di 502 metri. Al secondo ristoro, dopo circa 16 km, decido di bere qualcosa, ma scopro con disappunto che non dispongono di bicchieri ma solo di bottigliette d'acqua. Ne bevo solo tre sorsi, dopodichè non so che farne: in mano m'impiccia e così la infilo in una tasca posteriore (indossavo una maglia smanicata da ciclista). Neanche a parlarne: i continui sobbalzi la fanno andare su e giù come una molla sulla schiena. Dopo alcune centinaia di metri e qualche altro sorso allora va a fare compagnìa ad un mucchietto preesistente nei pressi di una postazione della protezione civile.
Tutto sommato reggo abbastanza bene anche se i continui saliscendi  mettono le gambe a dura prova. Affrontare le rampe poco dopo aver terminato una discesa me le fa sentire di piombo e vado avanti solo grazie a spinte imperiose dei quadricipiti.
L'ultima salita ci porta in cima al monte Sant'Elena, da cui prendono il volo i parapendii. Occhieggio fuggevole l'ampio panorama a strapiombo e mi dico che una cosa simile non la farò mai.
Poi solo discesa, in certi tratti in mezzo ad una fitta boscaglia erbosa su un sentiero da cinghiali a malapena visibile. L'ultimo tratto a rotta di collo sugli scalini del paese lo affronto insieme ad un gruppetto di runner che braccavo da un pezzo, raggiunti poco prima dell'arrivo. Nella foga del momento sbagliamo la direzione da prendere imboccando la viuzza sbagliata. Ce ne accorgiamo e invertiamo velocemente la rotta. Grazie a questo errore mi avvantaggio di pochissimo e chiudo la gara dopo 2:25 di corsa, in 55esima posizione (188 gli arrivati su 230 partenti).
Organizzazione impeccabile, sentieri ben segnalati con banderuole fluorescenti, crocicchi e deviazioni  importanti presidiati. Piccolo appunto: a fronte della spesa di 22 euro di iscrizione e vista l'importanza dello sponsor il cui marchio campeggiava ovunque, un pacco gara, anche piccolo, simbolico, poteva anche starci. Anche se, ovviamente, questo non ha intaccato la bellezza della corsa in sè.
Sul Monte Mao
Un saluto a tutti!
                                               Sopra, il bel video di Filippo Canetta.

La classifica qui.